INTRODUZIONE AL FENOMENO “IMMIGRAZIONE”.
La storia europea, al pari di quella
degli altri continenti, è caratterizzata da significativi movimenti
migratori i quali, ben lungi dall’iconografia dell’Europa come
continente delle migrazioni “di massa”, si articolano
su diversi livelli (internazionali, interregionali, stanziali,
stagionali, ecc.), e rappresentano una componente strategica
nella storia economica e sociale degli ultimi trecento anni.
E’ la storia dei 12,6 milioni di italiani
emigrati in Europa tra il 1876 ed 1976, ma è anche la storia,
degli stagionali polacchi in Russia, dei frontalieri piemontesi
e liguri, che per la vendemmia si trasferivano nelle regioni
vinicole francesi a metà del XIX secolo, di tutti quei lavoratori
che misero in opera le ferrovie e le altre vie che tra l’Ottocento
e il Novecento trasformarono le comunicazioni e la circolazione
in Europa.
La storia delle migrazioni per lavoro,
nell’Europa moderna, peraltro si incrocia continuamente con
la storia di quei movimenti di popolazione originati da persecuzioni
di natura politica, culturale, religiosa: la storia dei rifugiati
e del diritto di asilo.
Migranti e rifugiati sono accomunati
innanzitutto dal fatto che, nei paesi di arrivo, questi si mescolano
con le classi popolari e, in quanto stranieri, divengono oggetti
di politiche e di tecniche di controllo specifiche, messe in
atto dagli Stati europei nella misura in cui questi ultimi divengono
sempre più “nazionali”.
A partire dall’Ottocento, dunque, lo
stesso concetto di straniero subisce una trasformazione radicale
divenendo paradigma dell’esclusione politica, parallelamente
alla ridefinizione su base nazionale dei codici dell’inclusione,
della “cittadinanza”.
Oggi le migrazioni, imposte da molteplici
ragioni (demografiche, economiche, politiche, religiose), inducono,
in diverse aree geografiche, a vere e proprie risistemazioni
della popolazione.
Risultano mutati modalità, direzione
ed intensità dei flussi, le tradizionali classificazioni rivelano
una crescente inadeguatezza e si fa ogni giorno più esile la
distinzione tra immigrati, rifugiati, richiedenti asilo.
Resta pur vero tuttavia, che la genesi
e gli sviluppi dell’asilo e dell’immigrazione nella storia
costituzionale europea, per quanto interferenti per molteplici
aspetti, si pongono su piano differenziati, innanzitutto in
tema di ingresso, e danno origine a diversi status in
capo allo straniero, ed è all’interno di queste categorie che
i movimenti migratori continuano ad essere disciplinati legislativamente
nei paesi di destinazione.
Il fenomeno immigrazione resta sconosciuto
all’ordinamento italiano fino alla metà degli anni Ottanta.
Fino alla l. n. 943 del 1986, attuativa
della Convenzione OIL n. 143 del 1975 sul trattamento
dei lavoratori migranti, in materia sussistevano infatti le
sole norme del T.U. di pubblica sicurezza del 1931 (t.u.p.s.,
r.d. 18 giugno 1931, n. 773) e del relativo regolamento di esecuzione
(r.d. 6 maggio 1940, n. 635) dedicate agli stranieri, nonché
la normativa di diritto internazionale recepita da leggi nazionali,
ma soprattutto vigeva in materia un vasto sottobosco di norme
amministrative, una sorta di infra-droit che integrava ed adattava la scarna
e frammentaria legislazione in materia alle successive trasformazioni
del fenomeno ed alle esigenze che questo determinava.
La disciplina contenuta nel t.u.p.s.
risultava essenzialmente mirata a controllare gli spostamenti
e l’attività del singolo straniero sempre in relazione alla
sicurezza pubblica: la prassi amministrativa ha dunque tentato
per lungo tempo di adattare queste norme di polizia a fini di
regolazione di sempre più consistenti ed articolati movimenti
di popolazione attraverso i confini nazionali e la necessità
di una ridefinizione delle norme in materia risultava da tempo
avvertita in dottrina.
Il quadro normativo ora accennato conserva
comunque un’indubbia rilevanza storica, emergendo da questo
due delle caratteristiche che hanno segnato, ed in parte segnano
tuttora, lo sviluppo del diritto italiano dell’immigrazione:
innanzitutto una lettura dominante del fenomeno quale problema
principalmente di sicurezza, di ordine pubblico, in secondo
luogo (e consequenzialmente) l’elevato margine di discrezionalità
di cui ha goduto e gode l’amministrazione nell’esecuzione della
normativa in materia.
Il tutto caratterizzato da una diffusa
e progressiva tutela costituzionale dello straniero extracomunitario
in quanto persona. s.,amento dei lavoratori migranti, in materia sussistevano
infatti le sole norme del T.U. di pubblica sicurezz
s.,amento dei lavoratori migranti,
in materia sussistevano infatti le sole norme del T.U. di pubblica
sicurezz